Chiara Ferretti
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E cosa vedi a prua, davanti a te?
Un futuro.
(Il pianeta del tesoro)
La vita ai tempi dei social offre messaggi positivi di tutti i tipi su post, magliette, tazze, perfino sulle fiancate degli autobus. Siamo ormai quasi assuefatti dal dover essere positivi a tutti i costi. La mia frase preferita dice proprio: «Ogni lungo viaggio, inizia con un piccolo passo».
Mai parole furono più vere. Ripeterla dentro di me come un mantra mi fa sentire molto zen. Murakami nella sua maratona in Grecia nel 1983 ci sarà arrivato proprio così, un passo dopo l’altro. Eppure, anche lui sa che “correre sul serio” richiede ben altro che un semplice motto da recitare come una preghiera tutte le mattine. Mi colpisce il suo esempio di scrittore, perché la sua fantasia ha una natura estremamente metodica, forgiata da una autodisciplina ferrea.
Per anni mentre correva, ascoltava il suo corpo per capire fino a quanto potersi spingere oltre il limite. Tutto il contrario del genio ribelle dell’immaginario comune. La strada dei GiovanINscena ha battuto vie diverse da Murakami, ma la direzione era la stessa: lontano dal punto di partenza. Ogni iscritto prima di essere partecipante era una persona alla ricerca di qualcosa, con tante incognite e interrogativi.
Cosa mi aspetterà una volta iscritta/o?
Il corso sarà all’altezza delle mie aspettative?
Con che tipo di persone dovrò avere a che fare?
Si riuscirà a creare una bella atmosfera nel gruppo?
Sarò in grado di portare avanti questo impegno per così tanto tempo?
Le aspettative erano tante e sicuramente ben lontane da quello che in realtà si è rivelato essere ogni percorso. Lo sanno bene i Numeri 11 che hanno portato avanti il corso di teatro “Tramando, digerendo, interpretando…amore”.
La vera sfida è stata accogliere ragazzi e ragazze con pochissima esperienza in fatto di teatro e recitazione e metterli su un palco a interpretare personaggi di tutti i tipi. Gli aspiranti attori e attrici hanno dovuto affrontare gli sguardi dei compagni e delle compagne sul palco. Tuttavia la battaglia più dura diventa la necessità di mettersi in contatto con le proprie emozioni personali, sentirle dentro e tirare fuori quelle giuste al momento giusto.
Tutto questo ha richiesto da parte loro un grandissimo sforzo se si considera la breve durata del corso. In pochi mesi hanno dovuto studiare e comprendere il mestiere dell’attore e dell’attrice. Si sono misurati con la parte più profonda di sé stessi. Sono entrati in contatto con l’altro o con l’altra, perfetti sconosciuti, oltrepassando delle barriere immateriali che non per tutti e tutte sono state facili da abbattere.
L’incontro-scontro con il diverso da sé fa paura e i Numeri 11 hanno messo in pratica il giusto approccio. Aprendosi al confronto, ogni persona sopra e sotto al palcoscenico ha maturato una grande ricchezza interiore e ha raggiunto un risultato fenomenale!
«Per quanto riguarda il teatro, ho sempre pensato che fosse la parte migliore di me[…] è bello forse perché anche nel lasciarsi andare è una cosa controllata […], è il momento in cui ti tuffi, dopo essere stato al sole, nell’acqua ghiacciata». Annalisa
Mettersi in gioco è di sicuro un arduo impegno. Ma anche la strada dei tecnici delle luci, dei produttori e degli organizzatori può rivelarsi lastricata di imprevisti e contrattempi da risolvere. Il fattore umano torna ancora una volta in gioco: interpretare i desideri degli attori, le scelte artistiche in continua evoluzione, l’acustica da considerare, i budget da rispettare e i tempi di produzione che si stringono diventano tutti insieme un grande peso di cui farsi carico nel mondo dello spettacolo.
“Il mondo dietro la scena” ha puntato finalmente i riflettori su un lavoro meticoloso, lungo e faticoso che si nota solo quando un presentatore o un attore sul palco si ferma a ringraziarli con tanto di applausi. Quando uno spettacolo funziona, al di là del budget, la differenza reale deriva dalla bravura delle persone che hanno amore per l’arte e riescono a stupire il pubblico con luci, suoni e altri effetti speciali.
«Al netto delle prove e della performance, ti devi destreggiare tra tantissimi ambiti. E non devi mai dimenticarti la SIAE». Alessandro
Ultimo cruciale step per chi lavora nello spettacolo è far conoscere la propria opera ancor prima di sapere chi ha davvero voglia di andare ad una rappresentazione teatrale. Ai tempi dei social diventa semplice raggiungere tutti, ma il mercato dell’attenzione richiede tecniche e abilità ancor più specifiche affinché agli utenti arrivi esattamente ciò che hanno bisogno di sapere.
Durante il corso di “Media Education e Storytelling: come comunicare in radio e sui social” fondamentale da osservare non era tanto la propria strada personale quanto quella dell’utente che segue le tue tracce, i link, i tag e le parole chiave proposte, per leggere i tuoi contenuti e capire cosa prova nel sentire ciò che hai da dire.
La lezione più semplice ma anche la più difficile da attuare ricorre in ogni nostra azione quotidiana: la tua prospettiva si trasforma completamente quando hai un messaggio da comunicare e il mezzo con cui lo trasmetti cambia e a volte stravolge il significato, una volta ricevuto dal destinatario. In alcuni casi un linguaggio diverso si rivela del tutto inefficace perché non si è in grado di recepire fino in fondo le esigenze di chi si ha davanti.
L’ascolto diventa l’unica vera chiave per comprendere se l’altro di fronte a noi, faccia a faccia oppure schermo a schermo, ha capito bene come acquistare i biglietti per lo spettacolo che promuovi, sa dove deve andare nella data stabilita e sa dove sedersi per godersi la scena. Noi che siamo all’opera con parole scritte, locandine e immagini spettacolari di Grottammare, abbiamo deciso di presentarci con un video per dare un volto alle nostre voci e ci teniamo che passi un messaggio sul nostro palco digitale: vogliamo raccontare una storia vicina a chi ci sta leggendo.
«La radio ci dà voce. Ci insegna che la storia di uno è stata, è o sarà la storia di altri. La radio ci scopre affini nello spirito». Mimma
A gennaio 2023 abbiamo iniziato la nostra maratona personale di fronte a un microfono e ci è stato chiesto di dare un colore alla nostra voce e di descriverla con un aggettivo. All’inizio è stato imbarazzante sentirsi in cuffia, parlare di fronte a dei completi sconosciuti e soprattutto intervistare l’altro mettendolo a proprio agio, anche quando le domande si fanno scomode. A oggi, luglio 2023, la nostra voce è ferma, sicura e abbiamo smesso di dire di fronte alla telecamera “Non me la sento”.
Adesso che siamo pronti, vogliamo ripercorrere la nostra avventura per voi: parleremo di temi ed emozioni che ci hanno accompagnati durante questo nostro percorso e a breve sveleremo l’evento finale, nel quale crediamo molto.
Siamo Chiara, Giulia, Mimma, Agustina e Alessandro e questa è la nostra storia.
Se ti sei perso il nostro primo video, rivedilo nei nostri profili social!